EMPOLI (4-3-2-1) – 99 Berisha; 24 Ebuehi, 34 Ismajli (dal 6′ st 4 Walukiewicz), 33 Luperto, 3 Pezzella; 18 Marin (dal 24′ st 21 Fazzini), 22 Ranocchia (dal 24′ st 5 Grassi), 29 Maleh; 35 Baldanzi, 28 Cambiaghi (dal 34′ st 23 Destro); 7 Shpendi (dal 34′ st 20 Cancellieri). A disp. 1 Perisan, 40 Stubljar; 8 Kovalenko, 11 Gyasi, 13 Cacace, 14 Guarino, 19 Bereszynski, 30 Bastoni. All. A. Andreazzoli
INTER (3-5-2): 1 Sommer; 28 Pavard, 15 Acerbi, 95 Bastoni (dal 27′ st 6 De Vrij); 36 Darmian, 16 Frattesi (dal 27′ st 23 Barella), 20 Calhanoglu, 22 Mkhitaryan, 32 Dimarco (dal 36′ st 30 Carlos Augusto); 9 Thuram (dal 36′ st 70 Sanchez), 10 Lautaro Martinez (dal 27′ st 8 Arnautovic). A disp. 12 Di Gennaro, 77 Audero; 2 Dumfries, 14 Klaassen, 21 Asllani, 31 Bisseck, 42 Agoume, 50 Stankovic. All. S. Inzaghi
ARBITRO: Sig. Matteo Marcenaro di Genova (Colarossi/Cipressa | IV Uff.le Fourneau – VAR Valeri/Gariglio)
MARCATORI: 7′ st 32 Dimarco
NOTE – Angoli Empoli 3 Inter 6. Ammoniti: al 26′ 15 Acerbi (I), al 36′ 3 Pezzella (E); al 17′ st 29 Maleh (E), al 20′ st 95 Bastoni (I). Espulsi: nessuno. Recupero: 0′ pt – 4′ st. Spettatori: 16mila.
Ogni squadra, ogni club, ogni spogliatoio ha una sua anima profonda. Quella dell’Empoli, la storia insegna, è un’anima coraggiosa. Un’anima che ama il calcio propositivo, pensa con la palla tra i piedi, guarda alla metà campo avversaria, con equilibrio va di spada e fioretto, sa che vale la pena correre il rischio perché può anche non andar bene ma si può fare.
Sì, nel calcio si può fare… su ogni campo, con umiltà contro chiunque.
E’ la sintesi, in effetti, di quello che ha provato a fare il primo Empoli targato “Aurelio IV” di questa stagione. Al cospetto degli azzurri l’Inter, probabilmente la più forte e più attrezzata squadra d’Italia in questo momento: non a caso vicecampioni d’Europa, non a caso indiziati numero uno a “strappare” via lo scudetto cucito sul petto del Napoli, e non a caso l’attuale capolista con numeri già importanti.
L’Inter ha premuto subito sull’acceleratore, con energia a pressare alto, ad asfissiare la prima linea degli azzurri a ridosso dei propri ultimi venti metri di campo, ad invadere l’area di rigore dei toscani con cinque-sei uomini per ricevere i palloni dai lati. L’Empoli ha retto, a fatica, ma ha retto e con il passare dei minuti, ed il persistere della parità di risultato, ha acquisito fiducia, fino a provare a fare qualcosa anche in fase di costruzione.
Così con quell’ingenuità di un debuttante al grande ballo, e lo spirito di sacrificio di cui il giovane Shpendi ne è l’esempio più lampante, la squadra di Andreazzoli si è tirata fuori dal ruolo di vittima sacrificale. Ha accettato la sfida, ha accettato il rischio, e forse oggi ha capito anche le prime due regole del nuovo corso: rischiare con coraggio ed equilibrio, la prima; divertirsi per divertire e riuscire a migliorarsi, la seconda.
Alla fine i numeri condannano l’Empoli, sempre ultimo da solo, a zero punti e con zero gol fatti. L’Empoli con la sconfitta casalinga contro i nerazzurri, punito da un eurogol dai venticinque metri dell’ex Dimarco, ha stabilito anche il nuovo record negativo assoluto per la Serie A dal 1929 ad oggi. Nessuno infatti prima di questa stagione aveva totalizzato un doppio zero di questa portata: zero gol fatti, zero punti dopo cinque giornate.
Nel dopogara mi è stata rivolta la classica domanda di moda da queste parti da tre settimane, da quando insomma è iniziato il ciclo di fuoco con Juventus, Roma ed Inter in successione: se mercoledì con la Salernitana inizia il vero campionato dell’Empoli. Non ho dubbi ad affermare che il campionato dell’Empoli sia iniziato proprio con la partita contro l’Inter; con una sconfitta, certo, la sesta consecutiva di questa stagione sommando anche quella di Coppa Italia, ma una sconfitta diversa.
Quelle partite da cui puoi trarre considerazioni positive, dove puoi andare un po’ oltre il risultato, quelle sconfitte utili per costruire la base di successi nel tempo.
Aurelio lo sa cosa significa il tempo nel calcio, conseguenza di esperienza, e lo impareranno anche i suoi ragazzi e, citando una frase del mister, quando gli occhi interessanti diventeranno il riflesso di quel “fuoco dentro” allora tempo e numeri potrebbero tornare ad andare di pari passo.