EMPOLI (4-3-2-1) – 99 Berisha; 24 Ebuehi, 34 Ismajli (dal 29′ st 4 Walukiewicz), 33 Luperto, 13 Cacace; 18 Marin (dal 36′ 7 Kovalenko), 5 Grassi, 14 Maleh; 35 Baldanzi (dal 36′ st Gyasi), 20 Cancellieri; 9 Caputo (dal 29′ st 28 Cambiaghi). A disp. 1 Perisan, 25 Caprile; 7 Shpendi, 14 Guarino, 22 Ranocchia, 23 Destro, 30 Bastoni. All. Aurelio Andreazzoli
UDINESE (3-5-2) – 1 Silvestri; 18 Perez, 29 Bijol, 31 Kristensen; 2 Ebosele (dal 26′ st 13 Ferreira), 24 Samardzic, 11 Walace, 37 Pereyra (dal 26′ st 32 Payero), 12 Kamara (dal 36′ st 33 Zemura); 26 Thauvin (dal 36′ st 15 Akè), 17 Lucca (dal 17′ st 7 Success). A disp. 40 Okoye, 70 Mosca; 5 Guessand, 6 Zarraga, 8 Quina, 16 Tikvic, 21 Camara, 27 Kabasele, 34 Diawara, 80 Pafundi. All. Andrea Sottil
ARBITRO: Sig. Michael Fabbri di Ravenna (Pagliardini-Barone | IV Uff.le Camplone – VAR Nasca/Chiffi)
NOTE – Angoli Empoli 5 Udinese 7. Ammoniti: al 11′ st 29 Maleh (E), al 21′ st 37 Pereyra (U), al 39′ st 18 Perez (U). Espulsi: un componente della panchina dell’Empoli. Recupero: 2′ pt – 6′ st. Spettatori: 7.128.Questione di centimetri, questione di millesimi di secondo, di velocità e di scelte. Potremmo riassumere così lo 0-0 casalingo dell’Empoli contro forse la più “brutta” Udinese mai vista al Carlo Castellani. Dopo una prima ventina di minuti di marca friulana, la squadra di Andreazzoli ha poi preso confidenza con la partita. Per una questione di centimetri Caputo si è visto annullare dal Var il secondo gol consecutivo, dopo quello di domenica scorsa a Bologna, e sempre per una questione di centimetri sono andate a vuoto almeno cinque-sei clamorose palle gol per l’Empoli.
Per una questione di qualche millesimo di secondo nelle scelte, invece, spesso gli affondi offensivi, innescati da un determinato costrutto in mediana, sono stati resi vani dalle bandierine alzate di Pagliardini da Arezzo e Barone della sezione Roma1: questione di velocità e, appunto, scelte; nel dettare il passaggio e, magari, nel modo di riceverlo. Dettagli che in determinate situazioni hanno finito per fare la differenza. E quando al 13′ del secondo tempo centimetri, millesimi di secondo, velocità di esecuzione e scelte si erano finalmente allineate il Var ha nuovamente vanificato tutto. Cancellieri, infatti, era stato imbeccato bene in area di rigore, con il giusto tempismo ha anticipato Samardzic e, toccato sul piede dal friulano, era riuscito a conquistarsi un sacrosanto calcio di rigore. Il tutto a due metri da Fabbri che giustamente aveva concesso il penalty ai toscani.
Andreazzoli in diciassette giorni di allenamenti al Sussidiario ha quanto meno “ridato” una parvenza di filosofia del “fare” calcio, della proposizione, del coraggio di crearsi qualche opportunità in più, magari attraverso una manovra di più ampio respiro, fatta di corsa e sovrapposizioni, fraseggio, rombi, ed una maggiore e più costante presenza nella metà campo altrui. Dall’ultimo quarto d’ora della sfida contro l’Inter in poi è stato un crescendo, e probabilmente le quattro partite giocate in dodici giorni di un calendario simile ad una “roulette” impazzita non hanno dato una mano allo staff tecnico e medico, alle prese quest’ultimo con qualche acciacco di troppo.
Il tour de force è quantomeno terminato, e ora Aurelio ed il suo staff avranno oltre quindici giorni di tempo per cercare di limare quei dettagli che potrebbero fare la differenza, nell’ipotetico rapporto tra centimetri, velocità di esecuzione e scelte. Ci sarà un amichevole di mezzo, sabato nel centro sportivo di Petroio, e tanti giorni di allenamento dove però mancherà qualche pezzo importante richiamato dalle rispettive nazionali. Sullo sfondo il solito suggestivo derby dell’Arno in programma lunedì 23 ottobre al Franchi di Firenze, sicché le motivazioni non mancheranno per un motivo in più, ed in barba ad un calendario nuovamente in salita (Fiorentina, Atalanta, poi trasferte a Frosinone e Napoli, ndr) la voglia di prendersi qualche rivincita potrebbe determinare, insieme a quei dettagli spesso rammentati, la differenza tra il “viversi” con la forza di un’onda che vuole provare ad andare oltre l’ostacolo … o stare a guardare come uno scoglio che attende quella stessa onda.