VENEZIA (3-4-1-2) – 35 Stankovic; 15 Altare, 4 Idzes, 33 Sverko; 7 Zampano, 14 Nicolussi Caviglia, 6 Busio, 79 Carboni (dal 20′ st 38 Andersen); 77 Ellertsson; 11 Oristanio (dal 25′ st 10 Yeboah), 20 Pohjanpalo. A disp. 1 Joronen, 23 Grandi; 19 Bjarkason, 27 Candela, 31 Chierusin, 80 El Haddad, 9 Gytkjaer, 5 Haps, 45 Raimondo, 25 Schingtienne. All. Eusebio Di Francesco
EMPOLI (3-4-2-1) – 23 Vasquez; 2 Goglichidze, 34 Ismajli, 21 Viti (dal 34′ st 13 Cacace); 11 Gyasi (dal 34′ st 7 Sambia), 8 Anjorin (dal 37′ st 6 Henderson), 5 Grassi, 3 Pezzella (dal 42′ st 35 Marianucci); 99 Esposito (dal 42′ st 19 Ekong), 93 Maleh; 29 Colombo. A disp. 1 Perisan, 12 Seghetti; 22 De Sciglio, 31 Tosto; 90 Konate. All. Roberto D’Aversa
Arbitro: Sig. Juan Luca Sacchi di Macerata (Rossi-Ricci | IV Uff.le Perenzoni – VAR Serra-Mazzoleni)
Marcatori: al 5′ 20 Pohjanpalo (V), al 32′ 99 Esposito (E).
Note: Angoli Venezia 1 Empoli 6. Ammoniti: al 39′ 33 Sverko (V); al 11′ st 21 Viti (E), al 17′ st 99 Esposito (E). Espulsi: -. Recupero: 1′ pt – 4′ st. Spettatori: 9mila.
Il 6 Gennaio 1999 al Penzo di Venezia calò in fretta la nebbia, ad oscurare un poco emozionante 0-0 tra due squadre infreddolite ed impaurite da una classifica pericolosa in una Serie A altamente competitiva. Si giocò per poco, fino a quando non vinse quella nebbia fitta e convinse tutti che era meglio sospendere e rimandare. Quattordici giorni più tardi, in un anonimo pomeriggio di Gennaio, Venezia ed Empoli si ritrovarono di nuovo avversari. Ma quel pomeriggio non è più stato anonimo per l’Empoli che avanti 2-0 all’intervallo fu ribaltato nella ripresa, dando inizio a mesi di lungo calvario sportivo culminati con una dolorosa retrocessione. Da quel giorno e da ventisei anni è ormai fatal-Venezia. Ventisei anni dopo, in un Penzo baciato dal sole e accarezzato dalle docili onde della laguna, Venezia ed Empoli si ritrovano ancora avversarie, di nuovo ad inizio gennaio come allora e ancora una volta con le stesse motivazioni del secolo scorso: salvarsi in Serie A. Il pericolo-nebbia è scongiurato, l’Empoli approccia anche bene ma dopo cinque minuti appaiono pericolosi fantasmi all’orizzonte; Vasquez calcia sul corpo di Pohjanpalo e la palla schizza nella propria porta. L’episodio è un pugno nello stomaco e al tempo stesso uno schiaffo in pieno volto: il primo strozza le emozioni, il secondo accende l’agonismo. La squadra di D’Aversa non si abbatte, figuriamoci se lo fa, ormai plasmata dal carattere del suo stesso tecnico. Aggredisce, ringhia, morde, attacca l’avversario, lo rinchiude nella propria metà campo, prende le misure con Anjorin che impegna Stankovic. L’Empoli ci mette ventisette minuti a pareggiare la contesa: l’asse Colombo-Esposito è decisiva, con il figlio d’arte Stankovic, giovane portiere ma grande promessa dei lagunari, che deve inchinarsi dinanzi alla settima prodezza stagionale di Sebagol. Un tiro liftato di Esposito che sibila il prato verde del Penzo e bacia la base del palo alla destra del figlio di Dejan. Maleh poco dopo mette a dura prova i riflessi di Filip: il tiro del marocchino è destinato sotto l’incrocio dei pali, e solo uno straordinario intervento del portiere serbo evita il gol dell’1-2.
Le statistiche del primo tempo sono impietose: gli azzurri raddoppiano il Venezia nel numero dei passaggi, lo quadruplicano nel numero dei tiri in porta (11-3), gli lasciano le briciole in termini di pericolosità (6 corner ad 1). Eppure il punteggio dice 1-1, un equilibrio che pare perfino uno scherzo di Carnevale anticipato, visto che ancora ha da passare la Befana con il suo carico di dolci e carbone.
Il secondo tempo è un po’ più equilibrato, ma se Stankovic finisce nell’elenco del quartetto dei migliori in campo un motivo c’è, eccome se c’è. L’estremo difensore dei lagunari è decisivo su Colombo in uscita, rappresenta una certezza in una difesa che traballa come una barchetta sotto le ondate di un mare tempestoso. L’Empoli concede poco, molto poco anche al centrocampo del Venezia che aveva fatto la voce grossa sei giorni prima al cospetto del Napoli capolista; gli azzurri ci riescono almeno fino a quando Anjorin danza sul prato prendendo a martellate i ritmi del match. L’otto azzurro a volte sembra clonarsi, appare e scompare tra le maglie nere aiutato da Maleh e Grassi, ruba palloni, costruisce e prova anche ad inquadrare la porta avvicinandosi ulteriormente al qr-code vincente: per ora tre assist ma nessun gol per l’ex Chelsea.
Sebagol invece spazia ai lati di Colombo, lo supporta, e lo fa anche bene con un assist al bacio che il ventinove azzurro però non trasla nell’ipotetico gol da tre punti facendo risaltare ulteriormente la prestazione di Stankovic, questa volta evidenziando l’ottimo tempo di uscita.
Le squadre si allungano un po’, gli spazi aumentano, così il Venezia tra il venticinquesimo ed il quarantesimo di un secondo tempo un po’ più monotono rischia qualcosa con gli ingressi di Andersen e Yeboah; l’Empoli risponde di logica conseguenza: dentro gente fresca e di maggior gamba. Così Cacace rileva Viti, recuperato a tempo di record ma non al top della forma, e poi Henderson che rileva Anjorin e Sambia in un’ipotetica staffetta con Gyasi. Il neozelandese avrebbe anche la palla buona, ma il suo tiro sparato a botta sicura si infrange sul muro eretto disperatamente da Nicolussi Caviglia in tuffo. Ekong e Marianucci si prendono altri scampoli di partita rilevando Esposito e Pezzella, e mentre scorrono i titoli di coda Henderson si fa ingolosire da un pallone che vaghezza al limite calciando di potenza con il sinistro un tiro che prende l’effetto sbagliato e va sul fondo.
Il triplice fischio finale di Juan Luca Sacchi di Macerata incolla il punteggio sull’1-1, un pareggio che permette all’Empoli di stoppare l’emorragia di tre sconfitte consecutive maturate anche un po’ troppo immeritatamente analizzandone i contenuti, strafalcioni a parte, espressi con una certa continuità.
Si riprende il vaporetto per tornare a casa, nel buio della laguna, con l’aria fredda che cala a pel d’acqua, e la foschia laggiù a lambire le creste delle onde, riscaldati dal fatto che questo ritorno a casa è molto migliore rispetto a quello di ventisei anni orsono, nonostante gennaio, nonostante le difficoltà, nonostante la solita dura lotta salvezza in Serie A. Inizia così un’altra settimana importante, tra le solite scanzonate notizie di calciomercato e la mente proiettata all’ennesimo scontro salvezza. Sabato in casa nostra arriva il Lecce: prima o poi si dovrà pur accogliere il triplice fischio finale con le braccia alzate anche nel nostro tanto amato Castellani.