𝙇𝙖 𝙤𝙡𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙪𝙣𝙚𝙙𝙞
(Episodio 168) – Faustino Adebola Rasheed Anjorin, più semplicemente Tino Anjorin, è cresciuto nel Chelsea, ha nel dna il calcio anglosassone, nelle sue vene scorre il “blu” del Chelsea, con il quale giovanissimo ha saggiato il trionfo di una Champions League e di una Supercoppa Europea, dopo essersi preso da protagonista la Youth League, la Champions delle giovanili.
La scorsa estate, con già nel suo percorso un discreto girovagare tra Mosca e le categorie inferiori inglesi, ad appena 23 anni ha sposato il progetto Empoli, riprendendosi quel colore “blu” che ama tanto: quello dell’Empoli è molto vicino a quello del Chelsea, meno blasonato ma molto simile concettualmente nel modo di fare calcio. Per esempio quello di credere nei giovani, e credere profondamente anche in un ragazzo che la scorsa stagione ha giocato nel Portsmouth, nella Serie C inglese, contribuendo al ritorno nella Championship dello storico club d’oltremanica, ovvero nella serie cadetta d’Inghilterra.
Tino è arrivato ufficialmente e definitivamente ad Empoli a poche ore dal gong del calciomercato estivo, a titolo definitivo, e a pochi giorni dalla sfida con la Juventus.
Parte dalla panchina, scende in campo, e lo fa con una naturalezza quasi sconvolgente, ripetendosi partita dopo partita, e anche contro il Napoli.
Anzi contro i partenopei sfodera una prestazione encomiabile: muscolare, ordinato, preciso, chirurgico, ermetico, addirittura dirompente quando ad un certo punto prova a strappare creando squarci tra le maglie campane. Il primo tempo è, al pari della squadra toscana, di alto spessore, alto davvero.
L’equilibrio in campo, a disorientare la consueta previsione della vigilia, quella “scarabocchiata sulla carta”, si spezza improvvisamente intorno alle 13:47, minuto più-minuto meno; a quell’ora gli italiani per il bene della propria storica tradizione pranzerebbero molto volentieri, ma da qualche anno in molti gremiscono gli stadi. E’ in quel preciso istante che Anjorin e Politano vanno a “contatto”, un contatto che restando in tema culinario non avrebbe nemmeno fatto sobbalzare un sol bicchiere dalla tavola. Invece Politano vola come un bicchiere di carta sotto i colpi del grecale, che tirava per davvero domenica al Castellani, e Anjorin quasi incredulo osserva Abisso indicare il dischetto. Il Var si solleva di ogni responsabilità, Tino neanche protesta perché in Premier gli hanno insegnato che non si fa, per un contatto del genere in Premier viene fischiato pesantemente chi cade giù, così come un bicchiere di carta sotto le bordate di grecale, è così che nessuno in Premier cade per così poco.
In Italia, invece, si spezzetta tutto, si rallenta tutto, si punisce ogni minimo contatto: in Italia, infatti poi quando andiamo in Europa gli altri vanno a tremila e noi spesso stiamo a guardare, altro che pastasciutta di Chiellini e Bonucci, che poi tra l’altro loro fanno parte di un’altra generazione.
Una domanda: non ho sentito nessuno delle cosiddette grandi “firme” domandarsi come un ragazzo che arriva dalla Serie C inglese si sia calato senza troppi problemi nella Serie A italiana. Tranquilli, continuate pure a enfatizzare il “volo” di Politano…