𝙇𝙖 🥐𝙤𝙡𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡 ✏️𝙪𝙣𝙚𝙙𝙞
(Episodio 161) – Il numero 11 è la sua vita, come il numero che indossa ogni volta che scende in campo. Emmanuel Gyasi, nasce a Palermo l’11 gennaio di trent’anni fa e, dopo aver trascorso i primi quattro anni nel capoluogo siciliano e i successivi sette in Ghana, paese d’origine dei suoi genitori, torna all’età di 11 anni in Italia, insieme alla sua famiglia stabilendosi in Piemonte. Cresce nel vivaio della Pro Vercelli e poi nel Torino, ma ha la Toscana nel suo destino con trascorsi nel Pisa, poi alla Carrarese e alla Pistoiese, con una breve esperienza a Mantova ed una stagione a Bolzano nel Sudtirol.
La grande occasione però si chiama Spezia: con gli aquilotti trascorre 5 stagioni di emozioni e successi. Esordisce in Serie B, vince i Play Off e fa l’esordio in Serie A: con la squadra della città del Golfo dei Poeti gioca 180 partite segnando 26 reti, ma in un drammatico spareggio contro l’Hellas Verona conosce l’amarezza di una retrocessione.
Un mese dopo è un nuovo calciatore dell’Empoli e alla prima di campionato si ritrova come avversario proprio l’Hellas Verona; pochi minuti dopo l’inizio del match avrebbe la palla per segnare all’esordio il primo gol ma non è fortunato. L’Empoli perde, e Gyasi di nuovo contro gli scaligeri. La stagione inizia malissimo con zero punti e zero gol dopo cinque giornate, salta la panchina di Zanetti, lui segna nel derby di Firenze un gol pesantissimo, ma una nuova sconfitta ancora contro l’Hellas Verona a Gennaio costa la panchina anche ad Andreazzoli.
Arriva Nicola l’Empoli si salva all’ultimo respiro, Gyasi nel frattempo è diventato un jolly insostituibile: terzino, esterno di centrocampo, uomo offensivo, anima della squadra, simbolo di umiltà e sacrificio, caratteristiche per cui ad Empoli fai breccia nel cuore.
Inizia una nuova stagione e questa volta l’inizio è da incorniciare: gol da rapace all’Olimpico contro la Roma, gol di petto al Dall’Ara contro il Bologna, entrambi decisivi, ed una fantastica doppietta di trofei come “Man of the Match”, uomo partita.
Uomo simbolo, esempio che non esiste solo la perfezione del campione, e che non si vince solo grazie alla perfezione assoluta, ma che si può fare grandi cose anche attraverso il lavoro, la costanza, il sacrificio e la serietà: caro Emmanuel, ti sei meritato un inizio così, da incorniciare…