𝙇𝙖 𝙤𝙡𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙪𝙣𝙚𝙙𝙞
(Episodio 100) – Forse non è un caso che l’episodio numero sia toccato proprio ad Antonio Buscè.
Antonio da Gragnano, Antonio calciatore professionista, con una gavetta lunga nove anni in Serie C tra Ravenna, Baracca Lugo, Padova e Lumezzane.
Arrivò ad Empoli in una calda estate del 2002, un “figlio” in più per Silvio Baldini che lo fece esordire nella vittoriosa trasferta in riva al lago di Como. Qualche giorno dopo un Empoli in maglia dorata espugnò Brescia davanti al Divin Codino Roby Baggio e a segnare il gol che suggellò un perentorio 2-0 fu proprio Antonio da Gragnano: a lui dedicammo una copertina di Variety, ci sembrò d’improvviso che fosse ad Empoli da un’eternità, forse da sempre.
Per questo ci dimenticammo in breve tempo le sue origini: ci è sembrato non solo un calciatore dell’Empoli, ma semplicemente un empolese… da sempre e poi per sempre.
Lui con noi ha gioito, pianto, esultato, trionfato, sognato e realizzato: ha sollevato al cielo due Scudetti nelle giovanili, ha vinto un campionato di Serie B, ha portato l’Empoli due volte in Europa; prima in Europa League da calciatore, poi la Primavera in Youth League, la Champions League delle giovanili.
Antonio con noi ha sofferto in una notte di giugno, e ha pianto insieme a noi sempre in quella notte di giugno dove ha scacciato via gli incubi in un Castellani in delirio.
Antonio è stato un centrocampista con il vizio del gol: ha segnato e ci ha fatto sognare; ha macinato chilometri, ha indossato la fascia di capitano con vero onore, come un vero capitano.
Antonio si è tatuato sulla pelle e nel cuore Empoli e l’Empoli, per questo è diventato Antonio da Empoli, l’uomo che come nel libro “Il Delfino” di Sergio Bambarén andò ad esplorare nuovi mari per puoi tornare.
Perché sono sicuro che il mio “in bocca al lupo” in fondo è solo un arrivederci…