Apro così: “Grazie Ciccio!”
La prima volta che ti ho visto giocare dal vivo è stato dalla Tribuna Coperta del Castellani: fine anni novanta, campionato Primavera, derby Empoli-Fiorentina eccezionalmente al Carlo Castellani, da avversario in maglia viola.
Evidentemente però c’erano dei destini scritti in quella partita: lo stadio, il tuo stadio; la maglia, la tua seconda pelle azzurra; i tuoi appassionati tifosi; il tuo club, quello con cui hai segnato ed esultato, vinto, sofferto, gioito e compiuto vere e proprie imprese.
Promozioni e campionati vinti, e poi quella notte di giugno, quella sofferenza, la paura, l’esaltazione … il rigore, la corsa sotto la maratona…
Ecco, la sintesi estrema sta qui, in questa intervista di oltre dieci anni fa, quasi all’una di notte, con un filo di voce, la poca rimasta; stravolto, quasi stremato, forse incredulo per quanto avevo vissuto fino a pochi minuti prima… per quello che avevo potuto raccontare in radio, novanta minuti con il groppo in gola ed i crampi allo stomaco.
Francesco Tavano: fuori dal campo quasi silenzioso, certamente di poche parole, ma incisive … proprio come in area di rigore, là in quegli ultimi quindici metri, “in the box” come la definiscono gli inglesi, una sentenza.
Punto di riferimento per i giovani di un’epoca, storia per sempre; come si usa dire nel calcio, oggi hai appeso le scarpette al chiodo, e da domani si rifà sul serio, magari trasmettendo il tuo innato fiuto del gol ad altri ragazzi, ai tanti giovani.
Ti saluto proprio così, nello stesso modo con cui chiudemmo questa intervista: “Grazie Ciccio!”