È stato un derby giocato su toni agonistici elevati, con l’Empoli capace di giocarlo alla pari con la più quotata Fiorentina, pur non potendo beneficiare in questo momento della propria profondità della rosa a causa di alcune defezioni e soprattutto a causa di alcuni elementi non al top della forma: Haas e Grassi entrati nella ripresa per fare un esempio, e l’assenza di Parisi si è fatta sentire quando nel finale poteva avvicendarsi con Cacace, anche oggi bene, per controllare meglio le scorribande viola sulla fascia di loro competenza.
L’Empoli è salito in cattedra dal quindicesimo minuto in poi, e almeno fino alla mezz’ora della ripresa alla Fiorentina ha concesso solo uno sterile possesso palla, e nulla più.
Il gol di Cambiaghi, speriamo non sia un guaio serio il suo, e poi il raddoppio di Caputo annullato per una questione di “dita dei piedi” sono da applausi per come sono arrivati: palla a terra, triangolazioni, movimenti, azioni ragionate.
La Fiorentina è uscita fuori nel quarto d’ora finale più recupero: più per orgoglio che per idee precise.
In quei venti minuti ha strappato un pareggio ai conti equo e giusto.
L’ho dichiarato-chiesto anche al mister in conferenza nel dopogara: un pareggio in cui ho visto l’Empoli in uno step di crescita ulteriore. Ha sacrificato le trame e le geometrie, e la propria riconosciuta estetica per una partita maschia, in cui i gialli sono anche fin troppo punitivi e pesanti nei confronti degli azzurri.
Questo poteva essere un derby trappola per l’Empoli che si poteva far ingolosire da una classifica libidinosa e da un avversario apparentemente in difficoltà ma reduce da un poker in Europa e da troppi tentativi falliti consecutivi in casa. La legge dei numeri poteva giocare un brutto scherzo, ma il gruppo di Paolo Zanetti non è caduto nel tranello e si è portato a casa un altro prezioso e pesantissimo punto salvezza, in uno stadio dove di recente avranno anche vinto in molti ma che resta pur sempre un duro banco di prova per tutti.
Concedetemi un ultimo commento: che bello oggi quello spicchio di stadio. Fare una coreografia in trasferta non è mai facile, per nessuno. Chapeau.