𝙇𝙖 𝙤𝙡𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙪𝙣𝙚𝙙𝙞
(Episodio 44) … ho sempre pensato che sia la qualità a prevalere in ogni campo e contro ogni “crisi”.
Ma la qualità può andare a braccetto con la “velocità” nel fare le cose?
È una domanda che mi pongo spesso, alla quale rispondo in maniera affermativa purché si riesca a restare entro certi limiti oltre i quali la qualità viene perduta, penso…
Oggi in molti ambienti con la “velocità del voler fare le cose” si è persa la qualità, e con essa anche la soddisfazione del godersi un momento, un traguardo raggiunto, un obiettivo.
Così nel calcio c’è fretta di trasformare una promessa in un campione: sono sufficienti una giocata, o una semplice intuizione, un assist, un calcio di punizione, un tiro ad effetto, una serie di partite positive per celebrare un campione. Ecco un chiaro esempio di come la “velocità” possa scalzare la qualità, perché quest’ultima per essere tale necessita di tempo, di prove, di crescita, di maturazione.
Necessita di conferme, anche di come si superano le prime difficoltà, che spesso arrivano quando c’è da ripetersi nel tempo.
Credo altresì che così si possa rischiare di bruciare talenti veri, semplicemente perché non diamo loro il tempo di sbagliare nel posto giusto al momento giusto, in ambienti dove si può sbagliare senza quella pressione eccessiva e talvolta anche ossessiva.
La storia, in fondo, insegna che è sempre stata la qualità a scavare la differenza nel tempo.
Così, tanto per fare un esempio, Roberto Baggio “con una gamba sola” ipnotizzò Firenze e si prese gli applausi scroscianti del San Paolo e del suo capitano Diego Armando Maradona quando segnò quel famoso gol in casa del Napoli in cui superò tutti e mise la palla in rete quasi accompagnandola dentro la porta.
Non fu celebrato come “campione” nemmeno quando mise a segno quel gol pazzesco ai Mondiali ‘90 contro la Cecoslovacchia. Servirono altre conferme che arrivarono poco dopo, e nel frattempo crescevano altri campioni, con la giusta velocità, per una grande qualità …